GRAZIE, CARO SIBILLA.

Molti di noi conoscono la leggenda della fata Sibilla, un personaggio magico dalle grandi virtù profetiche, in grado di fornire responsi, fare predizioni ed avere una visione infinita tempo e dello spazio.
Forse anche Luigi Coccia, in arte Giggetto, aveva avuto doti predittive quando, nel 1970, aprì le porte dell’albergo, bar e ristorante Sibilla nella piazza di Castelluccio.
Primo luogo ricettivo del paese (dopo il vecchio “spaccio”) aperto al mondo di non soli Castellucciani, decretò, appunto, l’inizio dell’era del turismo, fornendo alle persone un luogo familiare ed accogliente dove mangiare e dormire. Il messaggio era chiaro: “tu che non sei di qui, vivi i nostri luoghi con calma e resta con noi, esseri bizzarri ma geniali che potrai trovare proprio tra queste mura di avventori”.
Negli anni, ha nutrito ed ospitato soldati, viaggiatori malcapitati intrappolati dalle intemperie, escursionisti, deltaplanisti, anche qualche paesano sprovvisto temporaneamente di dimora. Ma a quei tavoli hanno mangiato Claudio Baglioni, letterati ed attori in cerca di anonimato, come in quelle stanze hanno anche dormito l’impareggiabile Franco Zeffirelli e la sua troupe durante le riprese di “Fratello Sole e Sorella Luna”, la scrittrice Dacia Maraini dallo sguardo inconfondibile. Come inconfondibile era il profumo delle cose buone che preparavano le donne della cucina.
Sì, gran parte di noi se lo ricorda quel profumo, perché gran parte di noi lì ci ha lavorato.

Dalle camere alla cucina, passando dal bar, almeno una famiglia del paese ha prestato un proprio membro al Sibilla, per imparare un mestiere, che è molto di più di un semplice “servizio”: quello del sapere stare al mondo, perché lì è transitato il genere umano, nelle sue multiformi caratteristiche e le rapide evoluzioni dei tempi. Nelle mattine con la nebbia ancora bassa, chi di noi aveva il turno per le colazioni e le camere da rassettare, scendeva al Sibilla dove, per premiare l’alzataccia, ci veniva offerto un cornetto caldo ed ogni prelibatezza; lì incontravi i paesani che tornavano dalla mungitura, altri che si preparavano andare nei campi, oppure qualcuno di noi che ripartiva con un sospiro che veniva ricambiato da un sorriso dal bancone di Mariangela e Vichi, mentre Venicio salutava con i suoi “soccio!”. A pranzo e cena c’era il servizio ai tavoli con il notes degli appunti che Giggetto ci preparava con il retro bianco dei calendari: una volta ne ritagliò uno osé, con le conseguenze che ben potrete immaginare quando noi camerieri, ignari del retro del blocchetto “figurato” che mostravamo alle persone sedute ai tavoli, ci presentavamo sorridenti per prendere le comande. Asciugare poi le posate con il panno intriso di aceto per disinfettarle e renderle brillanti, mentre si parlava di amori e non amori, novità ed in genere quello che oggi si chiama gossip, ovverosia: lu chiacchiarà. In cucina, c’era Rossana che, sempre bellissima e gentile, preparava sublimi piatti e ci insegnava, nel pomeriggio nella “cucinetta”, a fare i ravioli ed i dolci con la ricotta, mentre una di noi stirava. Negli ultimi anni, il grande Ramadan, con la maestria acquista negli anni in cucina, curava la parte del ristorante: conosceva i gusti di ognuno di noi, lui, ormai castellucciano più di un castellucciano.
E le feste? Chi non ha ballato nel salone dove spostavamo i tavoli ed ammucchiavamo le sedie, brindando al nuovo anno, mentre Nupi (al secolo Nunzio) faceva il nostro dj? Oppure festeggiato ricorrenze e Santesi al canto de “li sbrinzi”? Per non parlare del valore aggregativo e sociale che il Sibilla ha avuto negli anni, come degno predecessore di qualsiasi piattaforma social attuale. Oltre il servizio informazioni, dicasi pettegolezzi di cui sopra, c’erano gli uomini che al bar, sotto la stretta supervisione di Venicio, discutevano, con toni così alti da udirsi sin sulla piazzetta, dei campi, del bestiame, tra una briscola ed un tressette, mentre volavano “tu non capisci niente”. Nessuno si offendeva, perché tutti lo pensavano di tutti.
Insomma, quando occorreva qualunque cosa, la risposta era: “va jo lu bare”, non c’era bisogno di aggiungere altro.

Questa meravigliosa storia vive dentro ciascuno di noi e ci accompagnerà per sempre. L’intera popolazione di Castelluccio, ringrazia il SIBILLA e la famiglia Coccia per averci regalato, negli anni, ricette inestimabili, accoglienza, divertimento, esperienza, in breve: un pezzo di Vita di ciascuno di noi.
Mezzo secolo di Storia di Castelluccio, “cucinieri, camerieri e baristi del Sibilla”, orgogliosi di esserlo: zi’ Costanza, zi’ Primo, Quintoletta (al secolo Quintilia), Nicolina, Vanda, Maria Lanzi, Miranda, Miglia (al secolo Emilia), Mila, Sandra, Marcella, Mariella, Luigia, Tonino, Isolina, Vilma, Rita, La Jatta (al secolo Maurizio), Pina, Mina, Rita, Ida, Caterina, Cinzia, Sara, Fabiola, Giuseppe M., Silvia L., Claudia, Checco (al secolo Francesco), Eleonora, Angela, Maria Assunta, Feliciano, Pamela,, Eli Sabetta, Giulio, Daniele C., Giulia Wanderlust.

Con ordinanza del 25 settembre 2017 il Comune di Norcia ha disposto la demolizione dell’edificio Sibilla.
Il nostro cuore è con voi.

Vi chiediamo, cortesemente, di condividere questo post, in quanto, come scritto, il Sibilla ha un valore storico-antropologico elevatissimo per Castelluccio e, molte persone, siamo certi, vorranno partecipare con noi a questo momento epocale.

P.S. la maggior parte delle fotografie sono rimaste nelle case sotto le macerie. Questo è un piccolo archivio. Chiunque ne volesse aggiungere di proprie, potrà inviarle al nostro indirizzo email.













by Per La Vita Di Castelluccio Di Norcia Onlus il 2017-09-26 16:02:40